08 agosto 2013

母亲 Mǔqīn - Mother



Terrazze Verdi, Giardino Cinese.
Ritengo che il farsi attendere sia una delle più alte forme di maleducazione esistenti in tutto il 'Verse. 
Il tempo scorre, ed ogni secondo che passa mi porta a comprendere perchè da molti venga definito come un tiranno.
Avrei potuto impiegare al meglio il mio tempo, ricercare finanziatori, definire al meglio il progetto per il Cafè Letterario, o anche solo poter dedicare più tempo alla cura della mia persona.
Estraggo dalla tasca il cortex pad, circolare, tascabile ed osservo l'ora. Altri cinque minuti passati. Siamo a venti minuti, Mǔqīn.
L'unica cosa piacevole dell'attesa fu il tea verde servito al giardino cinese delle terrazze verde. Ogni cosa è curata nel minimo dettaglio in quell'ambiente, le poltrone in vimini in stile coloniale, la piccola terrazza in legno poggiata sul lagetto limpido, i profumi dei fiori a riva, le porcellane candide e colorate a mano. Una piacevole melodia fuoriusciva da casse occultate nella vegetazione. 
La direzione del posto sapeva come rendere piacevole il tempo passato in quel luogo dove i suoni della città erano del tutto inesistenti.
Mi trovò seduto su quella poltrona da esterni, con le gambe accavallate, tazza e piattino di porcellana in mano a sorseggiare il delizioso tea verde. Si presentò camminando con solerzia, un passo rapido ed energico, una delle sue peculiari caratteristiche da donna d'affari. Le sorrido educatamente poggiando le porcellane sul tavolino di legno intarsiato prima di alzarmi. Le mani vanno al primo bottone del blazer grigio mentre mi avvicino.
 "Ichigo, sei sempre troppo in anticipo!" una bella voce, musicale che se ben allenata le avrebbe permesso un futuro nel canto melodico.
 "Odio farti aspettare Mǔqīn." sottolineo chinandomi verso di lei per un leggero bacia guance. Le mani scivolano lungo le sue braccia coperte dal leggero tessuto di un Tailleur grigio. Indico la poltrona a me difronte portando successivamente lo sguardo alla guardia del corpo fermatasi all'entrata della piccola terrazza di legno.
 "Lascia che ti serva." 
 "Hai ordinato il Blossom Tea?"
 "Shì de, mǔqīn."
 "Wánměi!"
Mi accomodo slacciando il bottone del blazer. Entrambi accavalliamo le gambe con eleganza dettata da una postura perfetta e ligia alle regole della buona educazione, sorseggiamo il tea ed osserviamo l'ambiente circostante in una sorta di rituale che anticipa la conversazione, che può avere inizio solo a seguito di una sua parola. La mia impazienza la si può notare solo dall'indice che picchietta lentamente e ritmico sul bracciolo. Gesto che non passa inosservato.
Dopo un secondo sorso poggia le porcellane al tavolino, intreccia le dita e poggia entrambe le mani sulle ginocchia.
 "La pazienza è una virtù che ancora non hai padroneggiato, my dear."
 "Vi chiedo scusa, mǔqīn." il mio sguardo passa sull'ovale perfettamente truccato del suo viso.
 "Ho bisogno delle tue capacità al Mei-Dream."
 "Come potrei aiutarti?" il braccio sinistro resta poggiato al bracciolo permettendo così al destro di portare la mano a fianco del viso, indice e medio poggiati alla tempia con delicatezza per evitare di toccare il viso truccato.
 "Lavorando, ovviamente."
 "Mi stai offrendo un lavoro?"
 "Ti sto assumendo."
 "Potrei avere dei progetti per il futuro, mǔqīn."
 "Resteranno tali." il tono di mia madre è sempre... come dire? Coercitivo. Elegante, musicale e magistralmente utilizzato per avvolgere il suo interlocutore fino ad ottenere ciò di cui ha bisogno. Non termina il te, non permette di ribattere si alza semplicemente aggiustandosi le piege della gonna ed agguantando la borsetta, obbligandomi ad imitarla.
 "Ti aspetto domani mattina per la riunione dei vertici, non farti attendere."
 "Si, mǔqīn." Il mio tono non cambia, benchè una leggera rabbia monta nel petto, riesco a domarla inspirando profondamente per mantenere la calma. L'immagine del lagetto e delle piante acquatiche agevola il mio tentativo. 
Lei si schiarisce la voce, evidenziando la mia mancata attenzione rispetto al suo congedo. Le riporto l'attenzione dovuta, mi avvicino ed a seguito dei successivi convenevoli mi viene concessa la solitudine in quel luogo.
La famiglia Chen, un drago famelico per la scalata sociale. Il mio sguardo si perde nell'orizzonte fresco e profumato del giradino cinese, sorseggio il tea ed inspiro intensamente accantonando gia i miei progetti futuri in un angolo della mente, incoraggiandomi ad attendere, a pazientare, aspettare e forse aproffittare della sitauzione per guadagnare contatti, prestigio e conoscenze. 
Mai sottovalutare il proprio valore sociale, a volte vale più della moneta sonante.
[8 Febbraio 2512]

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